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Archivia Agosto 24, 2023

Guadagnino e il cinema corpo pulsionale

Forse per apprezzare il cinema di Luca Guadagnino bisogna considerarlo com’era prima di diventare regista: un critico di cinema. Abbandonare la nostra posizione di critici e accettare la sua im-postura, un critico nelle vesti di regista.

Eh si perché Luca inizia la propria avventura nel cinema proprio venendo dalla critica. Il suo primo slancio nel cinema è tramite le parole. Stupisce, il suo cinema sembra tutt’altro che “linguistico”: fotografico, pulsionale, mutismo del corpo…

Eppure il suo sguardo sul cinema strabordava di parole…quasi come se le immagini fossero troppo intense…festa del linguaggio laddove a comunicare è la potenza dell’immagine. Paradosso, ma forse non tanto…non è un caso che Guadagnino ami fare riferimento alla psicoanalisi e in particolare a Lacan…

Parlare per il gusto di parlare, perché parlando in realtà esprimiamo quel “resto”, quell’instancabile “troppo” che è il desiderio. Desiderio che è mancanza costituito da un eccesso.

Ed è qui che cogliamo da che lato Guadagnino si interessa al cinema…il cinema come corpo pulsionale, come “resto”, come Reale del desiderio…(Reale per Lacan è il non simbolizzabile)

Allora Luca non guarda al cinema come oggetto di un amore stabile, quanto come a una materia corporea, che fa “resto”, proprio come fosse il suo corpo. Ecco perché il suo cinema si perde, rimane appiccicato sulla superficie degli occhi e si fatica a immedesimarsi nei personaggi, a ingoiarlo nel proprio flusso narrativo-immaginario così come si fa con qualunque romanzo o film. No, i suoi film fanno resistenza, così come il corpo farà sempre resistenza ai nostri tentativi perenni di vivere nelle emozioni e nel senso, specie laddove riusciamo!!

Il corpo è davvero l’estraneo per eccellenza, non ne abbiamo mai davvero il controllo eppure noi siamo lui,  non si può fuggire.

Paradosso dell’essere umano: mangia per parlare, ma parla per mangiare…uscita dal corpo che è sempre entrata…qual è il confine del corpo? Focault lo annotava molto bene nel suo “Eterotopie”,laddove descriveva come il corpo che è “sempre interno” alla nostra esperienza, per poter essere esperito, si fa “esterno”. E aggiunge Massimo Donà commentando il passo: “esso ci impone altresì di farci anche noi esterni a noi stessi, per poterlo esperire”

Da qui Focault si sente di poter dire che “il corpo è l’origine di tutte le u-topie“…