A distanza di quasi 40 anni dai volumi sul cinema di Deleuze e nel pieno dello sviluppo tecnologico dell’immagine è inevitabile chiederci: e il cinema d’animazione? E la CGI?
Deleuze cominciava L’immagine-movimento mettendo in luce come il cinema alla sua nascita fosse ancora immaturo e costretto a imitare la percezione naturale tramite un’inquadratura fissa dipendente dal movimento che documentava. Da qui deriverebbe anche il facile misunderstanding di Bergson, che nelle prime sperimentazioni cinematografiche vedeva un riproporsi di quel meccanismo del pensiero che vorrebbe dividere il movimento in step, invece che coglierlo nella sua “durata”. Ma ben presto, acquisendo consapevolezza sul proprio potenziale, il cinema sarebbe diventato quel “creatore di eventi” (non più reporter) capace attraverso il montaggio e il movimento nelle immagini di fondare una propria realtà. E’ qui che si inserisce Deleuze e il suo rovesciamento di Platone (ma rovesciare non significa negare) volto a recuperare una concezione di immagine diversa da quella di “copia” o “imitazione”. (nella sezione Terra dell’immagine approfondiremo questi aspetti).
Da qui il recupero dell’immagine-movimento di Bergson e la concettualizzazione delle “immagini mobili di durata” del cinema. Ma Andrea Tagliapietra si chiede se Deleuze così concentrato nella “durata” e nel “differenziale” non fosse passato nel cinema per capire meglio l’animazione. Tagliapietra, a proposito del concentrarsi sul cinema, parla proprio di un “certificare una differenza ideologica rimossa”. Rimozione, lapsus, ci sembrano i termini giusti. Anzi, sembra proprio che Deleuze abbia voluto passare nel cinema per (pro)muovere l’animazione.
Ma entriamo nel merito di queste questioni. Se il cinema fa del fotogramma (registrazione su pellicola) la propria unità minima, l’animazione partendo dal “tratto”, sembra partire da un “differenziale” e proporci un nuovo paradigma da esplorare. Da qui l’urgenza per Tagliapietra di scrivere un libro (dichiarato sin dalla prefazione non esaustivo) dedicato al cinema d’animazione.
Per questo ci sentiamo di dire cinema che muove l’animazione, il “differenziale” cosa altro non è se non “durata”?
Lascia un commento